Sembrava finita, e invece la questione dei dati e della privacy sembra destinata a regalare ancora qualche scandalo. Anche i meno attenti si saranno accorti che da settimane le nostre caselle di posta elettronica sono invase da mail che provengono da brand e mailing list che ci informano sulle nuove normative della privacy. Ovviamente sono state (sbagliando per carità) tutte cestinate senza nemmeno essere state aperte. La prima cosa però che abbiamo pensato tutti è stata: “ma a quante cavolo di cose mi sono iscritto negli ultimi anni”.
Comunque tutto questo succede perché il Sor Zuckerberg è stato beccato con le mani nella marmellata. I nostri dati personali venivano presi e venduti a terzi, principalmente ad aziende che si occupavano di studiare i gusti dei consumatori. Come se già non avessero abbastanza informazioni dai dati pubblici. Insomma è scoppiato un bel casino, ed il caro Mark in tribunale ha dovuto rispondere al giudice con non poca vergogna. Ora, è vero che noi potevamo anche immaginarcelo, e infatti la maggior parte delle persone non mette su Facebbok i dati troppo privati, ma rimane uno schifo.
Ora arriva la seconda puntata, perché secondo quanto svelato dal New York Times, Facebook avrebbe firmato accordi con diverse case produttrici si smartphone fornendo il consenso ad accedere alle informazioni personali degli utenti. E mica due o tre, parliamo di 60 aziende tra cui Apple, BlackBerry, Microsoft, Amazon e Samsung.
Questa porcata dura pare da 10 anni, da prima ancora che le app esistessero sui cellulari. Secondo sempre le indiscrezioni, così facendo Facebook sarebbe cresciuto e avrebbe implementato alcune funzioni di messaggistica.
Qual è il prossimo passo? É quello che come al solito a prenderla in quel posto siamo noi, mentre Facebook, pagata una multa importante, dovrà trovare il modo di proteggere tutti i dati sensibili che gestisce. Se lo fa come ha fatto dopo lo scandalo Cambridge Analytica, siamo in una botte di ferro.