VOTO: 6/10
GIUDIZIO: Con tutti i temi che trattano rischiava di durare 10 ore
Siamo a Wakanda, dove T’Challa, dopo gli eventi di Captain America: Civil War, è pronto a prendere il posto del parte assassinato e diventare Re. Un vecchio nemico però ricompare sui radar e la tempra di T’Challa come Re e come Pantera Nera viene messa alla prova, mentre si ritrova coinvolto in un conflitto che mette in pericolo le sorti del Wakanda e del mondo intero.
L’idea di raccontare un supereroe africano in una nazione africana ricca e tecnologicamente avanzata, per quanto anacronistico, è assolutamente intrigante. La messa in scena effettivamente è spettacolare, laddove si incontrano un tripudio di colori tipici delle tradizioni e delle culture del continente nero, e le tecnologie iper avanzate che fanno molto Tomorrowland – Il Mondo di Domani (quel floppone sempre della Disney con George Clooney).
Tutto bene insomma, poi ad un certo arriva un cattivo, anzi un super cattivo antipatico, saccente e fastidioso, interpretato molto bene dal Michael B. Jordan di Creed e non iniziano a precipitare solamente le sorti di Wakanda, ma pure quelle del film. Quell’odio che tutto il pubblico avrebbe tranquillamente accettato come sentimento mosso da motivi personali (è pur sempre un film di supereroi), si trasforma invece in un pretesto per tirare in ballo ideali più grandi. Da quel momento in poi, chi più ne ha più ne metta, tra black power, razzismo, povertà, genocidio e centinaia di anni di battaglie contro l’oppressione razziale scaricate su 2 ore e 14 minuti di pellicola. É vero che il Wakanda è praticamente l’anti-Africa visto l’atteggiamento che hanno in stile ‘Io so io, e voi non siete un cazzo’, ma rimane comunque troppa, troppa roba che appesantisce inutilmente Black Panther. Un po’ meno temi trattati e 30 minuti in meno di durata avrebbero già portato un grande miglioramento.
Quando parliamo di Marvel, sono due i principali punti di forza delle loro pellicole: la grande visione d’insieme che porta ad intrecciare abilmente le diverse storie e l’ironia. Entrambi questi elementi mancano quasi del tutto in Black Panther e quindi che cosa rimane? Sicuramente un grande cast che oltre a Chadwick Boseman (Black Panther) ed il già citato Michael B. Jordan, comprende anche il premio Oscar Lupita Nyong’o (12 Anni Schiavo), Martin Freeman (Lo Hobbit), Daniel Kaluuya (Scappa Get Out), Angela Basett (Strange Days), Andy Serkis (il mago della motion capture) e Forest Whitaker (L’Ultimo Re di Scozia).
Non hanno badato a spese per il meglio della Hollywood black, e tanto per aggiungere un po’ di carne al fuoco, c’è una bella dose assai divertente di girl power (le donne africane menano come fabbri).
Per tutto il resto Black Panther è un po’ 007, un po’ Il Re Leone, un po’ Malcom X farcito di musica Hip Hop, insomma una accozzaglia di roba, diversa dal solito è vero, ma che ha perso le uniche caratteristiche marveliane che avrebbe dovuto conservare.
E poi Disney…dateci un po’ di sangue per Tutatis!