Non supereroe, ma supereroina. La casa di Iron Man, da poco rimasta orfana del indimenticabile Stan Lee, dopo aver dedicato uno stand alone al primo supereroe nero, Balck Panther, si dedica all’amore per quelle donne che é meglio non fare incazzare, e sono donne che ci piacciono tanto (vedi anche il successo di Wonder Woman). Captain Marvel é potente, sveglia, bella e, ça va sans dire, una donna, con tutte le difficoltà di vivere in un mondo bene lontano dall’aver raggiunto quella parità dei sessi di cui tanto si parla.
Il girl power é il tema costante nell’origin story di un supereroe, sconosciuto ai più, messo in scena in modo impeccabile come sempre, ma senza questa volta un lascito di chissà quali emozioni. Quel che é certo, é che i terrestri stanno alla galassia, come i cinesi stanno alla terra, sono ovunque.
Carol Danvers, con il volto e la fisicità di Brie Larson (Room, Kong: Skull Island) si ritrova su un Pianeta Terra che diventa teatro di una guerra galattica tra due razze aliene. Una volta raggiunta la pace interiore per aver capito cosa state guardando tra nuovi pianeti, personaggi, tecnologie aliene e soprattutto dopo aver compreso come la Marvel abbia chiamato un supereroe con il nome dell’azienda (ed petizione per la creazione di Captain Nutella), il film diventa godibile.
Non mancano elementi che servono ad infondere sicurezza e familiarità nello spettatore. Ad esempio la cultura pop anni 90 tra film dell’epoca come True Lies, tecnologia desueta e colonna sonora di Nirvana, All Saints e Hole. E poi c’é un giovanissimo (grazie alla computer grafica) Nick Fury aka Samuel L. Jackson, trasformando a tratti Captain Marvel in un buddy movie.
Nel cast anche Jude Law e poi il meraviglioso Ben Mendelsohn (Rogue One, Bloodline).
Difficilmente le origin story sono pazzesche, e non si sottrae all’inizio da “senza lode e senza infamia” nemmeno Captain Marvel, che però introduce al cinema un nuovo intrigante personaggio che vedremo sicuramente brillare in Avengers: Endgame.