Oggi a La Dura Verità parliamo di cena animata in discoteca.
Molti di voi magari non ne hanno mai nemmeno sentito parlare, e allora vi spiego di che cosa si tratta. Da diversi anni ha preso piede un format che incomincia – e talvolta si conclude – con la cena servita al tavolo. La differenza da un pasto classico è che durante tutto lo svolgimento della serata dj e vocalist fanno animazione e tentano di far cantare gli ospiti con musica italiana che va da Tiziano Ferro a Fedez, passando per Toto Cotugno.
Ovviamente sono tantissimi i club che ogni anno tentano di proporre questo tipo di serata, ma la dura verità è che la cena animata, o è fatta bene o è una vera merda.
Neanche a dirlo, ad essere fondamentale è l’artistico. Il dj deve essere un grande conoscitore della musica perché deve sapere esattamente quali sono le canzoni che la gente ama cantare e deve conosce il momento giusto per inserirle. Non basta mettere in fila Baby K, J-Ax e L’Esercito del Selfie. Lo stesso il vocalist che vive costantemente su quella sottile linea tra il far divertire ed il rompere i coglioni.
Ho partecipato a diverse cene, e devo dire che ci sono quelli che hanno trovato la chiave giusta – penso al Pineta di Milano Marittima, al Tocqueville di Milano o al Principe ad Arezzo – ma in realtà l’idea che ci sia qualcuno che mi rompe le balle mentre mangio non è di mio gradimento. Si perché non è fondamentale solo lo staff artistico, ma anche è soprattutto il mood della gente. La musica può aiutare ad infuocare la situazione, ma se i clienti non sono predisposti al tipo di serata a cui stanno partecipando, viene fuori un pastrocchio, e purtroppo la maggior parte delle volte è così.
Ma un po’ bisogna capire anche le persone. La cena animata suona quasi come un grande spettacolo che qualcuno potrebbe immaginarsi come il Moulin Rouge o il Lido di Parigi, o ancora il Lio di Ibiza, invece si riduce ad un duro tentativo di coinvolgere le persone con un po’ di musica italiana ed un vocalist che grida nel microfono.
Forse il momento più affascinante della cena animata, non tanto da vivere, quanto da osservare come un fenomeno curioso, è il momento fazzoletto. Ad una certa ora, si presume nell’apice della cena animata, il dj mette O Surdato Innamorato. Ecco allora che su ‘Oi vitaaaaaaa oi vitaaaa miaaaaaaa’ gli ospiti passano improvvisamente da timidi canticchiatori di Coez, a persone indemoniate, in piedi sui tavoli, con un tovagliolo in mano, che fanno girare come un mulinello.
Carino, ma mi dovete spiegare tutto questo spirito dove l’avevate lasciato durante le altre 50 canzoni.
Insomma, va bene la moda, ma la cena animata è un format che va preso con le pinze e non va improvvisato. La sensazione, laddove non ci sia un investimento nello spettacolo, è che fatta una volta, fatte tutte. E ripeto, nella maggior parte dei casi: ‘chi me lo fa fare di andare a spendere tanto per mangiare male ed avere uno che mi urla nell’orecchio‘. Cari locali, piuttosto copiate da chi la sa fare.