Venerdì scorso Gianluca Vacchi era ospite in un locale di Lugano, la discoteca Seven The Club. No, non era uno di quegli ospiti che viene a fare due foto e firma gli autografi. Era lì nelle vesti di dj, carriera che ha deciso di intraprendere ormai da qualche tempo.
Ho seguito con curiosità tutte le fasi dell’evento, dal booking dell’ospite fino all’esibizione nel locale, passando naturalmente per tutta la comunicazione social che ha, come sempre quando si parla di Vacchi, evidenziato un abbondante fenomeno di hating. Ed ho avuto la prova definitiva che la gente parla per dare fiato alla bocca.
Partiamo analizzando brevemente il perché un locale oggi sceglie di fare un ospite che chiede un cachet di circa 30mila euro per suonare in una discoteca. È un regalo. Si perché un qualunque club, anche di alto livello come il Seven, che intende spendere quelle cifre a fronte di un’affluenza di 600/700/800 persone, difficilmente guadagna. L’obbiettivo é quello di coprire le spese. Quindi perché? Ribadiamo, per fare un regalo ai propri clienti e poi per avere un ritorno in termini d’immagine. Si tratta di puro marketing.
Quando è stato annunciato Vacchi, sono stati tanti i commenti dei curiosi e tantissimi quelli di chi minacciava di non venire più al locale o sosteneva che il personaggio fosse una caduta di stile. Poi c’erano anche quelli che insultavano e facevano volare parole insensatamente pesanti tipo “vengo con molotov e lanciafiamme” (che potresti anche denunciare, ma sono degli imbecilli mitomani e solitamente innocui, una querela sarebbe una perdita di tempo e potrebbe far quasi bene al loro ego).
Poi succede qualcosa che, giustamente, notano solo gli organizzatori dell’evento: tutti a Lugano e nel Ticino parlano di Gianluca Vacchi al Seven. Nonostante negli anni il locale abbia ospitato dj di fama internazionale come Bob Sinclar, Claptone e JP Candela, questa è la prima volta che ne scrivono i giornali e che le persone di ogni età sono informate sull’evento e fermano gli organizzatori per scambiare due parole a riguardo. I social esplodono di richieste e l’evento in poco tempo è sold out. Forse l’operazione di marketing stava andando nel verso giusto, ma non era ancora sufficiente per considerare “riuscita” l’operazione.
Qualcuno diceva che nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli, ma questo non vale granché per eventi di questo genere. Le persone sono curiose, sono terribilmente attratte dal trash e non vedono l’ora di sfruttare l’occasione per poi poter parlare male dell’evento e di Vacchi. Anche perché gli hater sanno che troveranno terreno fertile tra tutta una serie di personaggi tipo leoni da tastiera, invidiosi del successo altrui, rosiconi di mestiere e dj sconosciuti ancora convinti che uno che prende 30k a serata stia rubando loro il lavoro (questi sono quelli che preferisco).
Il gran finale era tutto nelle mani di Gianluca Vacchi, ed è stato un grande successo. In console è un professionista estremamente capace, a dimostrazione del fatto che ha investito tempo, capacità e ovviamente finanze ad imparare bene il mestiere del dj. Aiutato da uno staff tutt’altro che improvvisato (con lui in console c’erano Nicola Zucchi, uno che meriterebbe un articolo intero solo per parlare delle sue esperienze, ed il vocalist Thorn), Vacchi ha fatto divertire tutti, con un dj set dinamico, a portata di tutti i gusti.
Ha poi ringraziato il locale ed il pubblico sul suo Instagram, portando il nome del locale alla potenziale attenzione di 11 milioni e 400mila persone.
Tirando le somme, il Seven di Lugano non ha solamente fatto la scelta giusta, ma la più giusta. Hanno offerto al proprio pubblico forse l’unico ospite che rappresenti una scelta di marketing vincente in questo momento storico di intrattenimento notturno, ed è pure bravo!
Vacchi avrà un suo stage al prossimo Tomorrowland e sarà uno dei resident dj all’Ushuaia di Ibiza. I soldi aiutano, ma non sono sufficienti ad ottenere questi risultati, bisogna anche dimostrare di avere le capacità e Vacchi le ha tutte. Il resto sono solo chiacchiere da bar, anzi, da social.