Ormai i social network rappresentano una parte assai presente nella vita delle persone, a tratti quasi fondamentale. C’é chi li utilizza per svago, chi per noia, chi ne ha fatto un vero e proprio lavoro. Facebook, Instagram, Twitter, Snapchat sono presenti sugli smartphone della quasi totalità delle persone e generano fatturati da capogiro. Pare che gli investimenti sulla piattaforma social di Facebook abbiano ampiamente superato gli investimenti pubblicitari fatti nella televisione. Recentemente lo stesso Facebook ha subito un forte arresto dopo lo scandalo dei dati personali venduti a società che si occupano di marketing. Qualche tempo fa vi abbiamo parato di come più del 40% degli americani avessero eliminato l’app di Facebook dal cellulare per paura di incorrere in violazione della privacy, anche se dubitiamo che fosse un valido modo per fronteggiare la trasmissione dei dati personali nell’etere.
C’é una cosa però di cui tutti abbiamo paura quando ci colleghiamo sui social network: i nostri genitori. Forse perché non sono pratici di tecnologia, forse perché non li capiscono, forse perché appartengono ad un’altra generazione che non é cresciuta insieme ai social network, ma genitori e adulti fanno più danni che altro sui social network. Per capirlo basta guardare in casa propria. Mio padre ad esempio condivide tutti quei video di propaganda sociale e politica che fanno rabbrividire, commenta le citazioni mielose ed i ‘buongiornissimo kaffé” e quel che é peggio, non riesce a riconoscere le bufale del web (ma é in buona compagnia, con l’80% degli italiani.
In America per cercare di eliminare questo problema é nato un manuale di istruzioni Instagram per i genitori che vogliono usare la piattaforma per svago personale o per dare un’occhiatina ai loro figlioli. La guida comprende un glossario per insegnare a chi non mastica di social tutti i termini utilizzati sull’app e quali sono gli strumenti che si possono utilizzare per la tutela della privacy e la protezione dei minori. I punti chiave di questa Parents Guide sono: gestione della privacy; modalità di interazione; consigli sul tempo da spendere sull’app.
Insomma, forse riusciamo a limitare i danni.