Quest’anno ho avuto la fortuna di visitare spesso la Sardegna, sia per lavoro sia per piacere. Da sempre credo che sia uno dei patrimoni dell’Italia e del mondo intero. Uno di quei luoghi dove vi concediamo a gran voce il permesso di dire banalità come “certo che noi andiamo alle Maldive quando abbiamo il paradiso a due passi”. La regione ha ancora molto da fare per il turismo (non siamo al livello del Trentino) ma é talmente bella che merita il viaggio ed il costo salato del biglietto.
Qualche tempo fa mi ha incuriosito la notizia di diversi chili di sabbia rubati in Sardegna e sequestrati all’aeroporto a diversi turisti. Non riuscivo a capire perché uno dovesse portarsi a casa decine di bottiglie di sabbia e penavo fosse un caso isolato.
Nelle settimane successive ho prestato attenzione ai turisti in spiaggia. Ragazzi era imbarazzante! Non so se é perché ci ho fatto attenzione, ma erano tantissime le persone che provavano a portarsi via un sasso, un po’ di sabbia e conchiglie. Una roba così non la vedevo dai tempi di Sharm El Sheik.
L’azienda che gestisce l’aeroporto di Olbia, Geasar, ha dichiarato che dal 2018 sono state sequestrate oltre 10 tonnellate di materiale da spiaggia. Tutto nelle valige che sono transitate all’aeroporto. Che ti viene da pensare non siano molto svegli a farsi beccare puntualmente al controllo bagagli.
Sono partite anche diverse campagne di sensibilizzazione in Sardegna: “ogni granello di sabbia é un pezzo del nostro futuro che se ne va“. Ma soprattutto il Corpo Forestale si sta impegnando a catalogare la sabbia ed i materiali da spiaggia rubati in luoghi come Tavolara e Punta Coda Cavallo per poi poterla reinserire nelle apposite aree.
Raga, ma davvero come state che rubate la sabbia.