Malnatt: la birra delle carceri milanesi

Possiamo dire una cosa? Amiamo Beppe Sala. Il sindaco di Milano, indipendentemente dalle preferenze politiche, é uno che ci sa veramente fare, specialmente quando si tratta di comunicazione. Se vi capita date un’occhiata al suo Instagram. Quando Mahmood ha vinto Sanremo é stato uno dei primi a congratularsi pubblicamente con lui in quanto artista milanese, poi ha pubblicato foto divertentissime a supporto del Pride Milano e delle future Olimpiadi del 2026. Ultimo in termini di comunicazione é l’arrivo di una nuova birra che viene prodotta in carcere, ed il nome acchiappa parecchio: Malnatt.

Il mal nato o nato male se preferite, il dialetto milanese racconta ironicamente questa birra che viene prodotta dai carcerati di San Vittore, Bollate e Opera. Il progetto é nato dalla collaborazione tra le tre carceri ed un gruppo di imprenditori del milanese. L’idea ovviamente é quella di reinserire i carcerati nel mondo del lavoro ma soprattutto genere delle risorse economiche anche per gli istituti di detenzione.

La birra artigianale negli ultimi anni ha avuto un’impennata incredibile sia per quanto riguarda la produzione, sia per i consumi delle persone che apprezzano particolarmente il prodotto e le tante declinazioni. I detenuti hanno la possibilità di entrare in questo mondo lavorando a tutte le fasi della produzione lavorando presso l’azienda agricola La Morosina nel parco del Ticino (società Pesce).

Saranno tre le birre Malnatt che si potranno trovare in commercio: la chiara non filtrata al malto d’orzo Malnatt San Vittore, la birra di frumento Mallnatt Bollate e la rossa Malnatt Opera.

Le statistiche dicono che per un volume di vendita di 1000 ettolitri di birra potranno essere finanziati progetti di circa 20mila euro all’anno.

Cheers.