Qualche giorno fa mi è giunta la notizia di una masterclass in Bocconi. I protagonisti erano niente meno che Merk & Kremont, dj e produttori milanesi che sempre di più raggiungono la fama mondiale grazie alla loro musica e ai loro dj set. I due hanno da poco annunciato che suoneranno all’Ultra Music Festival di Miami a marzo. Sono andato a curiosare per capire di che cosa si trattasse.
La ‘lezione’ è stata organizzata da e-club (Entrepreneurship Club), l’associazione degli studenti-imprenditori dell’Università Bocconi e l’argomento trattato era, o almeno sarebbe dovuto essere, il ‘dietro le quinte dell’industria musicale’. La realtà è che in un’ora di chiacchierata, si è detto ben poco di interessante, come spesso purtroppo accade a queste masterclass, ma andiamo per gradi.
Nell’aula della Bocconi erano presenti, oltre ai due dj, il management e, nelle vesti di moderatore, il Professor Andrea Ordanini, docente di marketing e altre materie che riguardano anche il prodotto musicale. Appena è iniziata la lezione ho capito quanto fosse importante avere un moderatore adatto per un incontro di questo genere, per cercare di colmare il gap tra l’interesse della sala ed i racconti dei protagonisti. Non me ne voglia il professore, ma non mi è sembrato adatto all’occasione – senza contare che ad una certa ha deciso di parlare senza microfono in un’aula di 200 persone convinto che noi avessimo l’udito di Flipper il delfino. Invece di domande tipo ‘quali valori rappresenta il brand Merk & Kremont‘ sarebbe stato più interessante scoprire qualcosa di più sulle strategie di marketing che hanno utilizzato per arrivare dove sono oggi, il tutto farcito da qualche esperienza allettante per non crollare sulla sedia.
Invece la masterclass, per colpa di qualche domanda cannata e di un’argomento di base non specifico, si è persa in un’ora di banalità già sentite 100 mila volte. Questo indipendentemente da Gió e Fede (Giovanni Cremona e Federico Mercuri in arte Merk & Kremont) che anzi, sono stati bravi nel raccontare spontaneamente qualche aneddoto che ha per un attimo risvegliato la sala. Ad esempio di come abbiano fatto stalking pesante per cercare di far sentire la loro traccia ad Alesso, rincorrendolo fino all’aeroporto di Linate, o come il primo manager li avesse letteralmente fregati.
Il succo dell’incontro è quindi presto deducibile. Hanno risposto alle domande sulla situazione dei club italiani, non buonissima, ma meno peggio che in altre parti del mondo. Hanno raccontato di come l’oriente sia in forte crescita dal punto di vista del clubbing e di come la loro definizione di dj oggi coincida con quella di produttore discografico. E poi ancora come loro cerchino di creare un sound più internazionale laddove in Italia è percepito spesso come meno interessante.
Peccato perché in sala erano presenti tanti appassionati, dj, produttori ed imprenditori. Non dico che si dovesse fare una lezione tecnica incentrata sulle produzioni musicali, ma si poteva fare molto meglio.