Si scrive Pasquetta ma si legge grigliata. Io neanche me la ricordo l’ultima volta in cui sono riuscito a fare una gradevole grigliata con gli amici. Ma mi ricordo l’ultima volta che ci ho provato. Qualche anno fa decido di raggiungere degli amici a Parma che mi avevano promesso “una grigliata in un posto PAZZHESKHO”. Ho pensato che fosse un evento a cui dover presenziare per forza. E poi nella mente mi ero già figurato una bella casa con giardino privato, un po’ di musica, un bel sole, gli amici che chiacchierano amabilmente facendo marinare la carne prima di metterla sulla griglia. Parto, e quando raggiungo gli amici in un piccolo appartamento chiedo “bene ragazzi, a casa di chi la facciamo la grigliata?”.
Quando mi hanno risposto “ma no, andiamo al parchetto pubblico” ho pensato che fosse la fine. E si é rivelata la giusta previsione. Quei geni dei miei amici avevano pensato di buttarsi nella mischia ed andare in uno dei più famosi parchi pubblici nell’hinterland di Parma al grido di “ma si, utilizziamo le griglie comunali”. Si come no.
Non appena arrivati al parco, dopo aver parcheggiato più o meno a 5 km dal punto che dovevamo raggiungere in cima ad un cucuzzolo, la situazione era molto simile a quella dell’inferno dantesco. Da almeno un chilometro si potevano sentire le urla delle persone, sovrastate di almeno un tono da quelle dei bambini. Non c’era un centimetro di prato libero nemmeno a pagare. E vi giuro che ho anche pensato di pagare l’affitto ad una famiglia di filippini che aveva occupato uno spazio pubblico delle dimensioni di San Siro.
Alle famose griglie messe a disposizione dal comune c’erano code di almeno 10 persone per griglia. Roba che per mangiare qualcosa dovevi arrivare con la roba precotta o al massimo potevi dare una leggera abbronzatura ai wurstel. Siamo tornati a casa, a fare la grigliata, in padella, nel microscopico appartamento da cui siamo partiti. Ecco, mai più.