Star Wars è una religione. Chi pratica la fede di Guerre Stellari a livello agonistico, in genere è quasi impossibile da accontentare – tutto brutto dopo L’Impero Colpisce Ancora. Sono un po’ come i tifosi di calcio, quelli che il lunedì mattina sono convinti di avere in tasca le soluzioni infallibili per il successo della squadra.
Bisogna però anche dire che la passione per Star Wars è più che giustificata, dal 1977 Jedi e Sith tengono gli spettatori incollati a quel mondo di fantascienza di cui si nutre la nostra immaginazione.
Ho visto Gli Ultimi Jedi e l’ho trovato decisamente uno tra i capitoli azzeccati.
Rian Johnson prende il posto di JJ Abrams alla regia di Episodio VIII. La storia riprende dove l’avevamo lasciata, tra la luce di Rey, nuova adepta della resistenza guidata dalla principessa Leia, e l’oscurità di Kylo Ren, potente Sith del Primo Ordine, allievo del Supremo Leader Snoke. Ray e Kylo sembrano in bilico tra i due lati della forza.
Se Il Risveglio della Forza guardava al passato e rappresentava una sorta di tributo o se preferite rimpasto della saga originale, Gli Ultimi Jedi invece guarda al futuro. Sono tanti gli spunti che porteranno a qualcosa di mai visto finora. Potrebbero apparire azzardati agli occhi dei puristi, ma dopotutto non si potrà mica andare avanti tutta la vita a suon di lotte tra parenti e cambi di bandiera, che poi finisce per assomigliare più al mio pranzo di Natale che ad un film di fantascienza.
Episodio VIII è lungo, dura 2 ore e mezza. Da un lato significa molto più Star Wars, dall’altro invece che potevano snellire di più, specialmente la prima parte.
Disney, ormai proprietaria praticamente di tutta Hollywood, è percepibile nella coccolosità o brillantezza di alcune creature che sembrano avere poco a che fare con i luoghi della Cantina Cos Eisley.
Gli Ultimi Jedi è il prodotto perfetto per l’era cinematografica in cui ci troviamo. Questo tipo di cinema punta tutto su quei 150 minuti, l’intrattenimento è ai massimi livelli, la soglia dell’attenzione non deve mai scendere ed il tutto è sostenuto da una CGI talmente all’avanguardia che sembra ormai quasi superfluo parlarne. La sensazione è che ci sia meno spazio per quelle storie a cui non smetti di pensare neanche quando torni a casa – meglio tutto e subito. Ed ecco che qualche momento solenne, che per Star Wars sarebbe stato pura sacralità, intoccabile fino a qualche anno fa, viene invece ‘rovinato’ dalla necessità di divertire, fare battute e dare un tono più leggero alla pellicola. Molto divertente si, ma a ripensarci fa storcere il naso. Qualche sequenza è davvero un po’ too much. Ne Gli Ultimi Jedi è chiara la necessità di incontrare un pubblico nuovo, composto da generazioni più giovani, e va bene così, se questo è il linguaggio che parlano.
Qualcosa di veramente sconvolgente c’è: Mark Hamill ha imparato a recitare.
Ebbene si, non credevamo che fosse possibile, specialmente dopo una carriera precipitata rapidamente nel doppiaggio di film di serie B e rovinata ulteriormente da problemi di droga ed alcol. A Mark è stata offerta la seconda possibilità più importante della sua vita, e l’ha saputa sfruttare alla grande con un’interpretazione memorabilmente intensa. Ha cancellato quel ‘NOOOOOOO’ che ogni tanto ci sogniamo ancora la notte.
Tutto il cast è degno di nota, a partire dall’ingiustamente criticato Adam Driver, pronto a trasformarsi in un cattivo estremamente affascinate e carismatico. Ottimi anche i personaggi interpretati da Daisy Ridley, John Boyega, Domhnall Gleeson ed Oscar Isaac. C’è anche qualche volto noto al debutto nella saga. Purtroppo era anche l’ultima volta sul grande schermo di Carrie Fisher, a cui il film è dedicato.
Questo Episodio VIII è indubbiamente uno dei più riusciti di tutta la saga. É divertente, emozionante, non è scontato e non mancano i colpi di scena. Funge da ponte tra il passato classico che già conosciamo ed un futuro che speriamo essere una boccata d’aria fresca per il mondo dei Jedi. Un paio d’anni e lo scopriremo.