La cara buona e vecchia globalizzazione, quella che vi permette di mangiare un panino di McDonald’s con lo stesso sapore in tutto il mondo, o la stessa che se vi viene voglia di mangiare una fragola del Bangladesh basta scendere sotto casa a fare la spesa. Positivo? Non lo sappiamo, sicuramente comodo anche se a tratti fastidiosamente omologato.
Vi ricordate l’effetto Abercrombie & Fitch? Quando non c’era in Italia era da fighi portare il loro abbigliamento perché vi scriveva in fronte “sono abbiente e sono stato a New York city”. Quando ha poi aperto a Milano, la scritta sulla faccia è diventata “mi sono fatto un’ora di coda come un coglione per comprare la roba di un colore sbagliato perché non si vede niente”. Ecco sapete com’è andata a finire, Abercrombie non se la passa molto bene.
Coda e marchio americano vi ricordano niente? Starbucks ha fatto sfaceli a Milano, il primo negozio in piazza Cordusio é unico nel suo genere e ha attirato centinaia di persone pronte ad aspettare venti minuti per entrare in una caffetteria.
Ora Starbucks, criticata per non aver inserito il frappuccino nel primo negozio, é pronta ad aprire il secondo punto vendita in piazza XXV Aprile angolo corso Garibaldi. É infatti comparso un ‘prossima apertura’ laddove sorgeva un negozio della catena DMail, proprietà di Percassi (stesso gruppo).
Ma non é l’unica catena pronta ad aprire un altro negozio in centro a Milano. Dopo Il Centro di Arese, Primark é pronta ad aprire in via Torino, in quello che viene chiamato ‘il palazzo maledetto’. 7 piani di vestiti laddove sono falliti già Standa, Fnac, Billa e Trony. Bisogna però dire che Primark con i suoi 360 negozi, se anche ne perdesse uno non sarebbe un grandissimo danno.
Noi però potremmo godere di qualche capo di abbigliamento super low cost e poi andare a bere un bell’americano. Aaaaa la globalizzazione.