Vi piace il basket? Negli ultimi anni lo sport della palla a spicchi ha raggiunto un maggior gradimento in tutto il mondo. Vi siete chiesti perché? Mediamente gli italiani vedono uno sport ed uno soltanto, il calcio. Ma da qualche tempo finalmente anche il basket, così come altri sport hanno cominciato a raggiungere sempre più pagine dei quotidiani e programmi televisivi. Sicuramente i canali delle tv a pagamento hanno permesso a tanti appassionati di avvicinarsi all’NBA che prima faceva solo qualche comparsata per le partite più importanti. Ci sono, insomma, diversi motivi per cui il basket cresce anche in Italia, oltre alla indiscutibile bellezza dello sport. Esiste anche un nome che giustifica l’arrivo di tanti nuovi appassionati: Lebron James. Come per tutti gli sport, un campione è in grado di veicolare l’attenzione del vecchio e del nuovo pubblico. Lebron ed il suo 23 catalizzano l’attenzione, così come Valentino Rossi ed il suo 46 per la MotoGp e Cristiano Ronaldo ed il 7 per il calcio.
Tutti però sanno bene che Lebron non è stato il primo. È arrivato dopo un altro numero 23 che più di tutti ha fatto scoprire il basket dei fuoriclasse a tutto il mondo. Parliamo di Michael Jordan. Negli anni ’90 c’è stato un momento in cui i bambini non volevano tirare calci ad un pallone, ma volevano volare come come MJ con la lingua fuori. Jordan come nessuno prima era diventato non solo un giocatore di basket, non solo un campione, ma anche e soprattutto un brand di successo. Lo sport, il suo gioco, l’abbigliamento ed il cinema lo hanno reso immortale.
Michael non si è mai donato troppo ai suoi fan dopo la fine della sua carriera. Molte comparsate istituzionali, interviste e decine di visioni reiterate di Space Jam. Ma alla gente interessa ancora soprattuto una cosa, il suo gioco. Le persone lo vogliono vedere andare a canestro e l’unica possibilità era quella di andare a consumare digitalmente i video su YouTube. Fino ad Oggi.
Su Netflix è arrivato The Last Dance, da non confondere con Save The Last Dance. Quello di Michael è un modo assai più pazzesco di ballare. La docuserie, che esce oggi sulla piattaforma con i primi due episodi, racconta la leggendaria ultima stagione di Michael Jordan con i Chicago Bulls. Quella del 97-98, alla fine della quale il giocatore si ritirò per la seconda volta (tornò poi una terza con Washington).
Il documentario è qualcosa di eccezionale perché contiene 500 ore di riprese mai viste prima con interviste che servono a ripercorrere non solo una stagione incredibile con nomi del calibro di Scottie Pippen e Dennis Rondman, ma soprattutto a raccontare le tappe della carriera di Jordan. E poi c’è il gioco del numero 23, quello che ammalia, quello che inspiegabilmente faceva si che tutti i ragazzi negli anni ’90 tifassero per la squadra più forte, senza nemmeno conoscere le altre, i Chicago Bulls.
Vi consigliamo di godervi questo capolavoro sotto l’occhio della regia di Jason Hehir (famoso per alcuni documentari sportivi) e prodotto da ESPN.
Accendo The Last Dance e “vediamo se mi ricordo ancora come si fa”.