Tanti anni fa sono andato in vacanza in Giappone, dieci giorni a Tokyo ad esplorare praticamente ogni angolo della città. La tentazione era quella di comprare qualunque aggeggio tecnologico che mi passava a tiro. Fortuna vuole che fosse già sufficientemente cara la vita per evitare che mi riempissi la casa di oggetti inutili in un orrore di angolo etnico che Dio ci salvi. Per lo shopping mi avevano parlato di Uniqlo, un grande store che in quel periodo lanciava una grande sfida: vendere abbigliamento no logo.
Stiamo parlando di anni in cui tutti vestivano brand e griffe di moda super appariscenti. Più erano grandi i loghi che portavi addosso, più eri cool. E fu proprio in quel periodo che perdemmo la dignità con dei jeans con scritto sul culo a caratteri cubitali “RICH”. Uniqlo invece, in pieno stile giapponese, elegante e sobrio, sposava una politica di assoluto anonimato, niente loghi o scritte visibili. Quando sono entrato, ho trovato l’America, anzi, il Giappone, perché c’era praticamente qualunque tipo di capo d’abbigliamento di cui uno avesse bisogno. Tutte le taglie e tutti i colori. E poi ci sono i piumini 30 grammi, quelli leggeri da portarsi in giro. Il tutto condito da prezzi abbordabilissimi.
Forse é per questo che Uniqlo, dal 1949 fino ad oggi, ha avuto un successo incredibile in tutto il mondo. E in Italia? In Italia non c’é, e se a Milano siamo sempre stati all’avanguardia quando si tratta di shopping, Uniqlo ci ha messo un sacco di anni prima di arrivare. Da un po’ di tempo si parla dell’apertura del primo store italiano a Milano. Prima doveva inaugurare ad aprile, poi é stato rimandato a settembre. Finalmente abbiamo anche una data: appuntamento a venerdì 13 settembre in Piazza Cordusio, con uno store da 1500 mq.
Noi ci saremo naturalmente, in prima fila, ai camerini.